Lo Sprangaio
Quando, ancora l’acqua non arrivava in tutte le case e nell’unica fonte del paese, soprattutto d’estate si formavano crocchi di donne, bambini e anziani con orci, orcetti, secchi, damigiane e bottiglie, in attesa del proprio turno di prelievo, molti di quei contenitori erano rabberciati con filo di spranga e pezze metalliche chiodate.
In casa tutti avevano qualche stoviglia sprangata e quei fili arrugginiti facevano bella mostra sul reale di maiolica oppure sul piatto di tutti i giorni. Di solito lo sprangaio, arrivava ogni tanto in paese, con il carro trainato da un ronzino scheletrito. Silenzioso si appostava in un angolo di una via in attesa che le massaie gli portassero il lavoro. Arrivavano le donne, con le stoviglie sbeccate o rotte in due se non in tre parti e con i caldai da rabberciare. Egli soppesava il lavoro e gli diceva di passare prima della sera. Tirava giù dal carro gli attrezzi, e lì sul luogo, fissando l’incudine sul selciato iniziava il lavoro.
Pazientemente ricomponeva la stoviglia, poi iniziava a bucarla con un trapano a filo. Una volta bucata, passava la spranghetta tirandola con le pinze nella parte esterna, poi, delicatamente, la girava su se stessa, facendo attenzione che la trazione non fosse troppo forte, per evitare la rottura del coccio. Così, punto dopo punto, fino a ricomporre il manufatto. Qualche volta non tutto funzionava per il verso e il danno diventava irreparabile. Ma lui non si scomponeva e passava imperterrito al coccio o al caldaio successivo. Anche il cavallo sembrava come lo sprangaio: tranquillo, con la balla piena di fieno appesa al muso, se ne stava fermo per ore, neppure il sordo battere del martello nel caldaio lo scomponeva.
Lo sprangaio riparava i caldai con delle pezze di rame, che sovrapponeva alla fenditura, poi con il trapano a menarola bucava la pezza e il caldaio, ponendovi una brocca che riabbatteva tra incudine e martello. Così via,brocca su brocca, fino a stagnare perfettamente il recipiente.
Alla sera, dopo aver distribuito il lavoro che garantiva sulla parola, e che immancabilmente otteneva una scettica approvazione da parte delle donne: “Chissà se resisterà?”
Posto gli attrezzi nel carro, afferrata la briglia del cavallo, si incamminava davanti alla sua bestia: lemme e silenzioso, lo sprangaio riprendeva la via di casa.